Gabriella
52 anni, Toscana
Ho avuto il Covid-19 due volte.
La prima paucisintomatica, curata  a casa con Idrossicloruchina antibiotico e poi dopo un mese negativa, era fine maggio.
A fine ottobre la seconda infezione: febbre inizialmente curata per giorni con Tachipirina poi a seguito di febbre a 39.5, nausea vomito ,svenimenti etc. dagli operatori Usca (dei veri Angeli sulla Terra) vengo altamente sollecitata ad andare in ospedale per quanto sopra e per la saturazione a 92.
Arrivo in ospedale di notte .Le persone che vedo sono tutte bianche, non so chi sono ma capisco subito la gravità, da subito mi attacco alla voglia di vivere.
Ossigeno ad alti flussi, saturo 91.
Stabilizzata salgo in reparto e inizio la terapia con Remdesivir una valanga di antibiotici e ossigeno con maschera Venturi. Rischio il Casco.
Quando per loro va meglio (persone veramente belle, umane e che lottano con te ), vengo mandata in un altro ospedale dove proseguono ossigeno, migliora saturazione ossigeno (94 /95), con polmonite interstiziale bilaterale che migliora. A fine novembre torno a casa poichè clinicamente in grado.
Ecco che arrivano ansia, paura, panico, dolori addominali, sintomi parainfluenzali come se avessi una febbre che non c'è, ma io sto male.
Intestino sottosopra. Aumentata cura per ansia e paura angoscia.
Per il medico di base e parecchi sono guarita, in grado di tornare alla vita normale..
Ma io sto ancora passando l'inferno emotivo e ciò si ripercuote nella sfera emotiva.
Il medico secondo me sottovaluta il post covid e chi mi circonda, a fin di bene cercano di spronarmi per tornare a vita normale.
Si normale..
Mi ci fisso troppo dicono.
Ma per favore.
Dopo tutto ?
Ringrazio il cielo e soprattutto gli operatori dei 2 ospedali per il loro operato.
Poi passerà, si passerà..