Il 28 febbraio sento un fortissimo dolore al torace e capogiri.
Mi accorgo che non è una cosa normale chiamo l'ambulanza. Parametri nella norma resto a casa. Peggiorano i sintomi al 4 marzo inizia la febbricola.
A Bergamo a quei tempi non era più possibile avere ne medici ne Croce Rossa ne pronto soccorso per visite, perché oberati di gente che stava peggio.
Riesco a fare una tac e si evidenzia leggera polmonite bilaterale interstiziale associabile al covid-19.
Mi curano da casa con dapprima tre cicli di antibiotici.
Perdo gusto e olfatto che ritrovo a due settimane.
Sono a casa sola con due bambini che cerco di tenere lontani e sto con mascherina e guanti tutto il giorno per poterli assistere tra scuola, compiti, cibo e bagnetto.
A metà aprile finisco di nuovo al pronto soccorso per forti dolori torace e da lì a poco risulto positiva al sierologico igg ma non al tampone.
Tac sempre con leggerà polmonite bilaterale.
Di nuovo a casa con eparina cortisone e plaquenil.
La febbre intorno a fine aprile passa ma i dolori schiena torace e collo aumentano. Dispnea continua. Formicolio agli arti, difficoltà di concentrazione e stanchezza permangono.
Vado a cicli di tre giorni bene e tre male.
A inizio novembre i dolori si sono accentuati sul polmone, calore zona reni, come pugni in tutta la schiena, dispnea e tosse. Mi ritrovo nella stessa condizione dell’inizio marzo. Non vedo la luce e nessuno sa aiutarmi.
Ho speso una follia tra pneumologo, cardiologi e tac tutto privatamente.
Oggi per sicurezza vado a fare ennesimo tampone privatamente.
Questo virus non molla…
È davvero folle!